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Per reagire a situazioni di forte incertezza c’è bisogno sia di migliorare la propria capacità predittiva sia di passare sempre di più a una logica reattiva rispetto alla domanda. Per farlo può essere utile definire matrici Abc-Rrs e punti di disaccoppiamento e investire su modularità e tecnologie predittive. Ma soprattutto diventa strategico poter unire alla pianificazione anche la ripianificazione, così da mantenere allineate nel miglior modo possibile la domanda del mercato e le risorse con cui l’azienda può rispondere
Prevedere la domanda da un lato ed essere reattivi dall’altro, in un mercato che chiede rapidità e adattabilità. Per riuscirci i direttori operations possono creare sinergie tra logiche push e pull e usarle come leva strategica per rispondere a queste richieste. Servono però una supervisione accurata della supply chain e investimenti continui in sistemi informativi avanzati e tecnologie predittive, così da combinare pianificazione preventiva e reattività immediata
Stando al World Economic Forum, il 44% delle competenze di un lavoratore medio cambierà entro il 2027: la gestione dinamica e l’aggiornamento delle skill diventano allora imperativi strategici. Già oggi non basta più dimostrare che un operatore abbia semplicemente seguito un corso: bisogna provare che mantiene attive le proprie abilità, documentando i test di verifica e tracciando le ore di formazione. L’onere di questi processi non deve togliere risorse ad altre attività a valore aggiunto: perciò servono strumenti che tengano conto in modo automatico della progressione delle competenze
Garantire una transizione senza interruzioni ed evitare che un gap di competenze infici la qualità e le performance dell’azienda: ecco cosa significa gestire il ricambio generazionale nelle fabbriche. Per i direttori operations la chiave è pianificare con anticipo, prevedendo le uscite e formando in modo mirato i nuovi operatori. Ma non solo: strutturare l’onboarding, standardizzare le procedure e introdurre strumenti digitali sono gli altri ‘assi’ nelle loro maniche
Il modello di sviluppo basato sul prodotto è in crisi dagli anni Settanta, ma quello basato sul servizio ancora non si è affermato. Per catalizzarlo servirebbe un ecosistema complesso, in cui sono presenti banche, assicurazioni, una nuova contrattualistica e più digitalizzazione. E le aziende? Il passo più importante è che la loro organizzazione si allinei ai nuovi valori, ripensando delle modalità operative quotidiane
Vendere servizi oppure, anziché un prodotto, il suo utilizzo: quale che sia la strada, per le aziende manifatturiere servitizzare richiede una profonda organizzazione dei processi. Per i direttori operations si tratta di gestire e monitorare di continuo risorse e performance, così da garantire risposte tempestive e proattive. Tutto però nasce da un cambio di paradigma che deve investire l’intera organizzazione: al centro di ogni fase operativa ci deve essere la creazione di valore per il cliente
Le soluzioni ‘plug-and-play’, che una volta acquistate basta installare per ottenerne beneficio, non esistono. Perciò anche quando si parla di gestione dell’innovazione si tratta di industrializzare un processo. In questo senso, la tecnologia dovrebbe aiutare a risolvere i problemi di fondo e non fare da palliativo a una questione più profonda. Per questo prima di implementare qualsiasi soluzione bisogna comprendere chiaramente quali sono le vere necessità dell’azienda
La competitività globale, la gestione di catene logistiche interrotte o critiche e l’integrazione di soluzioni innovative come l’Ia: le aziende Champions hanno attraversato tutte queste svolte. E hanno saputo ‘crescere nonostante’. Alla base, lo hanno raccontato i loro direttori operations, ci sono anche una gestione agile e innovativa dei processi, così da rendere più rapidi i tempi di risposta e adattarsi con flessibilità