Schematicità e flessibilità sembrano due concetti inconciliabili. Con mercati globalizzati e plant distribuiti in continenti diversi, armonizzare e allineare i processi in contesti eterogenei è oggi una condizione indispensabile per i direttori operations. La chiave? Creare modelli operativi flessibili, capaci di garantire coerenza pur adattandosi alle specificità. L’imperativo è chiaro: standardizzare dove si può, differenziare dove si deve. E ottimizzare così il trade off tra efficienza e flessibilità
Organizzare e gestire le operations in contesti di avvio, acquisizione o cambio di governance richiede lucidità strategica, visione operativa e capacità di adattamento rapido. I direttori operations devono scegliere il modello organizzativo più adatto, riallineare i processi, garantire continuità e, spesso, anche affrontare tensioni culturali interne. La sfida è doppia: rispondere alle nuove aspettative aziendali e al contempo rassicurare team, clienti e fornitori
Prevedere la domanda da un lato ed essere reattivi dall’altro, in un mercato che chiede rapidità e adattabilità. Per riuscirci i direttori operations possono creare sinergie tra logiche push e pull e usarle come leva strategica per rispondere a queste richieste. Servono però una supervisione accurata della supply chain e investimenti continui in sistemi informativi avanzati e tecnologie predittive, così da combinare pianificazione preventiva e reattività immediata
Garantire una transizione senza interruzioni ed evitare che un gap di competenze infici la qualità e le performance dell’azienda: ecco cosa significa gestire il ricambio generazionale nelle fabbriche. Per i direttori operations la chiave è pianificare con anticipo, prevedendo le uscite e formando in modo mirato i nuovi operatori. Ma non solo: strutturare l’onboarding, standardizzare le procedure e introdurre strumenti digitali sono gli altri ‘assi’ nelle loro maniche
Vendere servizi oppure, anziché un prodotto, il suo utilizzo: quale che sia la strada, per le aziende manifatturiere servitizzare richiede una profonda organizzazione dei processi. Per i direttori operations si tratta di gestire e monitorare di continuo risorse e performance, così da garantire risposte tempestive e proattive. Tutto però nasce da un cambio di paradigma che deve investire l’intera organizzazione: al centro di ogni fase operativa ci deve essere la creazione di valore per il cliente
La competitività globale, la gestione di catene logistiche interrotte o critiche e l’integrazione di soluzioni innovative come l’Ia: le aziende Champions hanno attraversato tutte queste svolte. E hanno saputo ‘crescere nonostante’. Alla base, lo hanno raccontato i loro direttori operations, ci sono anche una gestione agile e innovativa dei processi, così da rendere più rapidi i tempi di risposta e adattarsi con flessibilità
L’andamento dei prezzi sta diventando un fattore strutturale di organizzazione industriale. Non si tratta solo di adattare il budget o rivedere i listini, ma di ripensare i flussi produttivi: dall’organizzazione dei turni al livello di automazione degli impianti impianti, dalla gestione delle scorte alla schedulazione delle attività. Per i direttori operations il prezzo non è più allora una variabile esterna da gestire a valle, ma un fattore interno, che plasma il modo stesso in cui produrre
Le piattaforme interne di Ia rappresentano un’opportunità nella gestione delle operations: le soluzioni di efficientamento e di ottimizzazione possono essere infatti personalizzate su ogni singola realtà. La sfida per i direttori operations sarà allora quella di bilanciare gli investimenti con i ritorni effettivi che una gestione più intelligente e mirata dei processi, ma anche sviluppare roadmap di ampio respiro per scalare le iniziative di Ia facendo crescere l’infrastruttura man mano che le esigenze evolvono
La scossa di protezionismo innescata dalla seconda presidenza Trump ha acuito le difficoltà nella gestione della supply chain. Tra tecnologie sempre più sofisticate, l’uso di rotte logistiche alternative che attraversano “country soggetti a dazi inferiori” e la “modulazione della saturazione delle linee produttive nei diversi plant”, come spiega il Partner e Ceo di auxiell Riccardo Pavanato, ecco come si stanno muovendo le aziende per assicurare la continuità produttiva
Che sia per ampliare la propria offerta, per rispondere a una crisi o per evolvere, la diversificazione e la riconversione sono un asso nella manica per competere. Per i direttori operations non si tratta solo di aggiungere o togliere macchinari per aumentare la flessibilità e ridurre i setup, ma di riprogettare i flussi e coordinare le competenze, continuando a mantenere la continuità operativa e a garantire gli standard di qualità
Innovazione fa rima con miglioramento continuo. Ma affinché sia effettiva gli operations devono superare la frammentazione delle iniziative. Tra cicli Pdca e piloting, la sfida sta nell’integrare le diverse iniziative in un piano complessivo e coerente. Con un punto ben chiaro: non è la tecnologia che fa il processo, ma deve esserci in primis una pianificazione che permetta di allineare obiettivi, investimenti e misurazione dei risultati
Strutturare il lavoro in modo impeccabile e organizzare i processi con rigore: tradizionalmente, sono state queste le competenze ricercate in ogni direttore operations. Ma in un mondo produttivo sempre più complesso c’è ora necessità di saper cambiare, riadattando le strategie e il modo in cui esse vengono eseguite. Investire nella formazione dei direttori operations deve allora andare oltre, per dotare le imprese di guide capaci di navigare le sfide di oggi e cogliere le opportunità di domani
Non solo una migliore reputazione sul mercato: i motivi che spingono le aziende a certificarsi toccano da vicino anche l’organizzazione dei processi. Ottenere questi riconoscimenti comporta non poche sfide operative. Costi elevati, tempi lunghi e necessità di formazione sono alcune delle difficoltà che però, con una corretta pianificazione, possono essere facilmente superate
Gli incidenti sul lavoro sono spesso il segnale di una cattiva gestione delle operations. Mettere la sicurezza al centro dei processi con il safety by design, monitorare i rischi e sensibilizzare il personale operativo sui comportamenti pericolosi sono alcune delle strategie che garantiscono ai direttori operations processi non solo più sicuri, ma anche più snelli ed efficienti
In un contesto economico instabile, il confronto tra sindacati e aziende rischia di farsi più teso. Trasparenza, dialogo costante e visione condivisa sono gli ingredienti per trasformarlo in una collaborazione volta a garantire flessibilità e continuità operativa. Il valore aggiunto dei direttori operations a questo confronto? Toccano con mano le esigenze quotidiane dei lavoratori e sanno come renderle compatibili con la strategia aziendale
Domanda altalenante, assenze, sostituzioni, competenze: come può un operations manager organizzare il personale produttivo e rispondere alle variabili quotidiane? La pianificazione, anche attraverso l’utilizzo di software e tecnologie digitali, è fondamentale, ma a questa si deve aggiungere la formazione continua tramite, per esempio, strategie di job rotation. Così da far sì che le competenze interne siano sempre allineate agli obiettivi di produttività
Piani operativi, nuove tecnologie, supply chain e formazione sono solo alcune delle sfide che gli operations manager affrontano per diminuire l’impatto delle proprie aziende. Molto spesso, però, le best practice si scontrano con una filiera che ha bisogno di essere accompagnata in questi cambiamenti. Benetti (Davines Group): “Non è facile portare questa consapevolezza ad altre realtà, ma dobbiamo lavorare per diffondere questa cultura”
Un solo magazzino centralizzato o tanti hub logistici? Se il primo caso offre maggiore controllo sulle scorte e costi di magazzino inferiori, con il secondo si garantiscono tempi di consegna più brevi e una elevata flessibilità. Sta ai direttori operations disegnare la catena distributiva e pianificare l’integrazione multicanale secondo le esigenze aziendali
Al Festival tenutosi a Treviso lo scorso fine settimana i direttori operations hanno raccontato le sfide affrontate dalle loro aziende oggi. Supply chain, logistica, tecnologia e sostenibilità i temi che impattano sulla loro attività. Le possibili chiavi per navigare l’incertezza? “Valorizzare l’apporto delle persone, da cui dipende la competitività delle aziende, e monitorare la supply chain tramite i dati”
Cali di produzione, mercato instabile, attacchi cyber, shock di forniture e calamità naturali: sembra che le emergenze per le imprese non finiscano mai. Rimanere operativi può essere una sfida, ma con risk management e prevenzione è possibile limitare i danni. La resilienza si ottiene anche con piani per la continuità operativa, formazione del personale e flessibilità della supply chain
I cyberattacchi delle scorse settimane alle nostre aziende lo dimostrano: Pmi e grandi aziende italiane sono ancora troppo vulnerabili alle minacce informatiche capaci di bloccarne anche la produzione. Per garantire la cybersicurezza serve un piano mirato: dalla stesura di specifici protocolli, alla formazione del personale, passando per il monitoraggio costante dei dati e della supply chain
In un'azienda senza una gestione strategica dei dati, le informazioni restano frammentate e incomprensibili. L'adozione di strumenti digitali per l’archiviazione e l’analisi consente invece di trasformare questi frammenti in insight utili. Dalle startup alle grandi imprese, questa mentalità si sta diffondendo come strategia operativa per favorire ottimizzazione dei processi e innovazione. Ma le sfide non mancano: dalla creazione di archivi univoci fino alla formazione del personale
Non solo (o non tanto) la domanda: oggi tra le variabili che le aziende e i loro operations manager devono monitorare ci sono la disponibilità dei trasporti e la discontinuità creata dalle emergenze. Per migliorare resilienza ed efficienza le imprese stanno investendo in automazione, digitalizzazione (e anche in sostenibilità), così da essere più reattive, migliorare la pianificazione e monitorare con costanza i trasporti
Non solo riduzione degli sprechi e ottimizzazione dei flussi: ‘lean’ vuol dire anche costruire un’organizzazione snella e reattiva, capace quindi di rispondere rapidamente ai cambiamenti. Ed è questo il suo valore oggi, in una fase di grandi incertezze e grossa volatilità. Pavanato (auxiell): “La lean non è una ricetta rigida, ma un framework che deve essere personalizzato in base al contesto, seguendo la strategia e il modello di business”
Si chiamano Kpi e sono gli indicatori chiave di prestazione su cui si basa il benchmarking. Individuarli e monitorarli permette di identificare le inefficienze e stimolare l’ottimizzazione dei processi. Per avere una chiara cognizione dei propri progressi i Kpi devono essere dinamici e adattarsi anche agli obiettivi aziendali. Perché il benchmarking non è un mero strumento di controllo, ma una leva strategica per il miglioramento continuo
‘Robusta e flessibile’: se dovesse esistere una catena di fornitura perfetta, allora le sue caratteristiche sarebbero riassunte in questo ossimoro. Second source, miglioramento della gestione del magazzino, pianificazione e redesign: le azioni messe in campo dai direttori operations dopo la crisi del 2020 hanno toccato i diversi aspetti della catena del valore. Oggi la sfida ancora aperta è far convergere mitigazione dei rischi e ottimizzazione dei costi
In un contesto industriale sempre più complesso, il profilo delle figure operative apicali ha subito un’evoluzione significativa. Cosa chiedono oggi le aziende? Generalizzare può non essere sempre corretto, ma le società di head hunter sono concordi: le competenze tecniche sono necessarie, ma servono anche visione strategica e leadership. E digitalizzazione, incertezza dei mercati e sostenibilità impongono un aggiornamento continuo
Trasformare i costi fissi in variabili, focalizzarsi sul core business, accedere a know-how specifici: le ragioni per ricorrere all’outsourcing (e i benefici da esso attesi) sono diverse. Preferirlo all’integrazione verticale è una valutazione che spetta a ogni azienda. La ricetta unica non esiste: quel che è conta è che oltre a essere inteso come uno strumento di flessibilità diventi anche una leva strategica utile a migliorare l’efficienza interna
Dalla valutazione del ciclo di vita dei prodotti all’introduzione di tecnologie per ottimizzare le risorse fino al ripensamento di supply chain e modelli produttivi. È in questo modo che le fabbriche (oltre a ridurre il loro impatto ambientale) diventano anche più resilienti alle fluttuazioni di mercato e si aprono a nuove opportunità di crescita
Analisi della domanda, valutazione della fattibilità tecnica, implementazione operativa e poi gestione della qualità e della scalabilità: introdurre una nuova linea di prodotti implica un profondo ripensamento dei processi per i direttori operations. Il loro obiettivo? Identificare le scelte operative attraverso cui tradurre le scelte strategiche in flussi produttivi
Sono imprese che “iniettano nuove soluzioni tecnologiche, conoscenze, prodotti e modelli di business all’interno di settori industriali maturi” quelle che il professore del Trinity College Giulio Buciuni chiama ‘plug-in’ nel suo ultimo libro. Le sfide per i loro operations? Sviluppare filiere locali, saldare in maniera sempre più stretta il rapporto tra i mondi Ot e It e bilanciare tradizione manifatturiera e innovazione (sia di prodotto che di processo)
I cambiamenti che il mondo esige oggi dalle aziende sono sempre più repentini. Il rischio di venire travolti da ondate come quella dell’Ia è dietro l’angolo. Per cavalcarle, l’evoluzione di processi e tecnologie deve accompagnarsi a una pari evoluzione di ciò che costituisce la linfa vitale delle imprese: le persone. Perché la loro riqualificazione non deve essere più una mera risposta al cambiamento, ma una leva strategica per costruire un vantaggio competitivo nel lungo periodo
Diversificare i fornitori, cercare partner in nuovi Paesi, internalizzare processi produttivi critici. E poi digitalizzare i flussi operativi, ridisegnare la logistica e investire per accorciare la distanza con i mercati statunitensi e cinesi. Sono tanti i modi in cui i direttori operations stanno ripensando i processi, ma l’obiettivo è uno solo: rimanere competitivi grazie alla loro flessibilità, nonostante l’instabilità generata dalle tensioni tra Bruxelles, Washington e Pechino
Da una parte efficienza operativa, coerenza nella qualità e scalabilità. Dall’altra adattamento alle mutevoli esigenze del cliente, creazione di valore aggiunto e differenziazione. Due poli opposti, quasi antitetici, che i direttori operations sono sempre di più chiamati a far convivere: per esaltarne i punti di forza e smussarne i rischi. E rispondere così a un mercato sempre più difficile da prevedere
Maggiore efficienza, garanzia di qualità, riduzione degli sprechi, capacità di anticipare potenziali (e costosi) fermi: è questa la promessa che il digitale fa. Ma perché ciò avvenga serve un cambiamento profondo nei modelli operativi e di business. Solo così la digitalizzazione può diventare vera e propria trasformazione digitale. E i dati si trasformano in decisioni strategiche
L’automazione rappresenta non solo un’opportunità di modernizzazione, ma anche una sfida. Per i direttori operations la partita si gioca sul versante organizzativo e di miglioramento dei processi. Ma il successo di questa transizione dipende anche dalla capacità di far viaggiare di pari passo innovazione tecnologica e sviluppo delle competenze delle persone. Lazzaro (Sytec): “I vantaggi sono già evidenti: controllare tempi e consumi e garantire costanza nella qualità”
Gestire un evento come le Olimpiadi Milano-Cortina significa affrontare una montagna di variabili e di elementi di incertezza. Problemi analoghi hanno gli operations manager nel gestire le sfide che ogni giorno vengono poste alle aziende. Ecco perché può essere utile privilegiare la creazione di sistemi flessibili anziché l’ottimizzazione spinta dell’efficienza, sfruttando la tecnologia e l’innovazione
Reshoring, nearshoring, friendshoring: in un mondo sempre più polarizzato, la gestione dei rischi geopolitici è diventata una priorità assoluta per gli operations e i supply chain manager. Nell'instabilità, l'obiettivo diventa quello di bilanciare efficienza e flessibilità. Puntando sulla digitalizzazione, diversificando i fornitori, ma anche collaborando per creare filiere resilienti
Nuove tecnologie e infrastrutture, macchinari innovativi, strategie inedite di approvvigionamento energetico, utilizzo dell'It. Per gestire i processi produttivi nel passaggio dalle fonti fossili all'elettrico i direttori operativi devono affrontare nuove e complesse sfide su diversi fronti. Per far sì che la transizione green non sia un problema, ma una grande opportunità per spingere sulla competitività
L’Ia sta spingendo la trasformazione delle aziende: adesso ai processi che erano già ‘umanamente’ intelligenti si chiede di diventarlo ‘artificialmente’. Per guadagnare efficienza, per essere più snelle, per produrre di più: insomma, per non rimanere indietro. E se quasi due aziende su tre la utilizzano (ancora) solo per svolgere compiti di base, i casi di Vimar e Saipem confermano che qualcosa si muove anche in ambito operativo
Nel ginepraio del mercato del lavoro odierno gli operations manager si trovano davanti a un’equazione impossibile: coniugare la crescita aziendale con la difficoltà a trovare talenti. Così sono chiamati a riorganizzare i propri team e a prevedere attività di formazione per sopperire alla carenza. Ma anche la tecnologia può venire in loro aiuto per ottimizzare l’impiego del personale
La necessità da parte delle aziende manifatturiere italiane di crescere le spinge spesso ad acquisire. E così l’M&A diventa un catalizzatore per il rafforzamento competitivo e l’innovazione. Un ‘boost’ che può funzionare solo se la visione viene messa a terra in modo corretto: ecco che allora gli operations manager diventano protagonisti dell’integrazione operativa, dell’ottimizzazione dei processi, coinvolti magari anche nella due diligence e nella gestione del cambiamento
C’era una volta una gestione del magazzino che prevedeva livelli di stock molto bassi e approvvigionamenti frequenti e in piccoli lotti per consentire una produzione just-in-time. Le disruption che si sono susseguite dal covid in poi hanno però chiesto un ripensamento questo modello. Per battere l’incertezza, gli operations manager hanno riorganizzato catene di fornitura, internalizzato o, altre volte, esternalizzato. Magari ragionando anche in ottica sostenibile
Il ruolo dell’operations manager sembra a volte sfuggente, perché il suo perimetro può cambiare (e cambia) da impresa a impresa. Una cosa è però certa: perché sia efficace dev’essere in sintonia con l’amministratore delegato (o forse è l’ad a dover essere in sintonia con lui). Ecco i casi in cui il rapporto funziona e i risultati che ne sono conseguiti
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