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Globalizzazione non significa uniformità: l’adattamento è quasi sempre inevitabile. A volte si tratta di rispettare alcune norme, mentre altre va considerata anche la cultura del mercato di destinazione (come succede per le certificazioni basate sui criteri della Sharia nei Paesi Arabi). Serve perciò investire in data governance, anticipare gli obblighi di conformità, mappare le leve culturali e spostare la personalizzazione a valle solo quando conviene. Una formula unica non esiste: ma il metodo è imprescindibile
Per essere compliant su mercati diversi il prodotto deve spesso cambiare. Ma la conformità non può confliggere con l’efficienza. Gli operations devono perciò combinare costi unitari competitivi e capacità di riconfigurazione rapida. Tra Smed, impianti versatili e postponement, la capacità di garantire output ripetibili e affidabili anche quando si moltiplicano le varianti è fatta di standard chiari, dati aggiornati e procedure che rendono i setup rapidi e sempre uguali
La produzione non va in ferie. O meglio: non può permettersi di andare in ferie tutta assieme. Ciò non significa che l’estate, in produzione, sia un ostacolo: è anzi un’occasione per dimostrare controllo, capacità e visione. Come? Programmando le ferie in base ai ruoli scoperti e alle competenze mancanti, agendo in anticipo (e sulla base degli storici) per quanto riguarda gli approvvigionamenti, pianificando le attività di manutenzione e snellendo le rotazioni di magazzino
Le ferie non sono solo un tema di gestione delle risorse umane. La partita si gioca anche sulla programmazione di produzione e manutenzione, sulla capacità di sincronizzare la supply chain e sulla gestione dei flussi di magazzino. L’obiettivo è duplice: garantire l’evasione degli ordini prima del fermo ed evitare il congestionamento di stock e flussi in entrata e uscita. L’imperativo per i direttori operations? Orchestrare in anticipo un crescendo produttivo calibrato, allineando lead time e calendario industriale
La flessibilità produttiva può trasformarsi in un boomerang: per questo le aziende che gestiscono plant distribuiti globalmente devono puntare su footprint coerenti, evitando l’illusione che ogni stabilimento possa fare tutto. La vera sfida, però, è quella di orchestrare una supply chain integrata in cui efficienza, servizio al cliente e resilienza convivano. Conta dove si produce, con quali competenze, con che rete logistica e con quale grado di parallelismo. E conta, oggi più che mai, prepararsi all’imprevisto
Schematicità e flessibilità sembrano due concetti inconciliabili. Con mercati globalizzati e plant distribuiti in continenti diversi, armonizzare e allineare i processi in contesti eterogenei è oggi una condizione indispensabile per i direttori operations. La chiave? Creare modelli operativi flessibili, capaci di garantire coerenza pur adattandosi alle specificità. L’imperativo è chiaro: standardizzare dove si può, differenziare dove si deve. E ottimizzare così il trade off tra efficienza e flessibilità
Quando si parla di trasformazione digitale e dell’arrivo dell’Intelligenza Artificiale nelle fabbriche non si tratta solo di strumenti, ma piuttosto di processi da governare. Soprattutto, si tratta di un equilibrio tra costi, tempi e qualità che va costruito con attenzione e di un cambiamento culturale che va gestito. In cambio i direttori operations possono disporre di piattaforme che supportano decisioni tempestive e fondate su dati, con impatti concreti su produttività, resilienza e sostenibilità
Organizzare e gestire le operations in contesti di avvio, acquisizione o cambio di governance richiede lucidità strategica, visione operativa e capacità di adattamento rapido. I direttori operations devono scegliere il modello organizzativo più adatto, riallineare i processi, garantire continuità e, spesso, anche affrontare tensioni culturali interne. La sfida è doppia: rispondere alle nuove aspettative aziendali e al contempo rassicurare team, clienti e fornitori