Manutenzione e ricambi, così i fermi programmati aumentano la capacità degli impianti - di Antonio Calabrese* Perché i fermi programmati diventino una leva strategica per concentrare gli interventi senza bruciare ordini serve una preparazione accurata a monte: definire cosa monitorare sugli impianti, leggere i segnali di degrado, trasformarli in una lista di attività da eseguire nelle finestre di stop programmato e agganciare a quel piano ricambi e inventario. A quel punto la domanda guida non è più «quanto abbiamo perso fermandoci?», ma «quanti guasti abbiamo evitato nei prossimi mesi?»

Definire obiettivi, stabilire priorità, sincronizzare reparti e fornitori. La fermata inizia prima dello stop - di Owe Forsberg Rendere la manutenzione programmata degli impianti una pratica strutturata e organizzata migliora l’efficienza, evita costi indesiderati e periodi di interruzione produttiva più lunghi del necessario. Come? Conoscendo gli impianti, il loro storico e gli interventi necessari, e mettendo a sistema i dati con il cronoprogramma

Fermo senza sorprese, in Baomarc «la pianificazione parte dalle simulazioni di scenario» - di G.B. Per il plant production manager dell’azienda torinese il lavoro sul fermo comincia mesi prima: «Prendiamo i programmi degli Oem, costruiamo diverse ipotesi di chiusura e ridistribuiamo i volumi sulle settimane precedenti per saturare il più possibile le macchine», così da arrivare allo stop con «un cuscinetto di prodotto finito» già pronto. E lo stesso approccio vale a monte, «con programmi esecutivi e previsionali condivisi con i fornitori e qualche impegno 'congelato'», per garantirsi «lo stock di materiali e semilavorati necessario a coprire sia il fermo sia la ripartenza»

Mancini (Andriani): «Non partiamo dalle settimane di stop, ma dal livello di servizio da garantire» - di G.B. Per l'azienda pugliese della pasta gluten free la chiusura natalizia si governa «definendo obiettivi di servizio, saturazione linee, mix e stock di sicurezza» e ricostruendo «all’indietro il piano produttivo e logistico», spiega il direttore di stabilimento. Con lo scenario planning si decide «quali prodotti ‘proteggere’ e dove concentrare i volumi», privilegiando «lotti più lunghi e prodotti stabili» così che «ogni ora extra prima di Natale si traduca in servizio reale a gennaio, non in magazzino che pesa»

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